lunedì 7 settembre 2015

Thtat's incredible India!

Mi ero ripromessa di scrivere due righe sul mio recente viaggio in India, uno dei posti più incredibili che abbia mai visto. 
Una vacanza intensa di colori, profumi, emozioni forti, che pochi paesi sono in grado di regalare in sole due settimane. 
Dove avrebbe potuto iniziare il mio viaggio, se non in un ristorante? Scelsi quello di Gordon Ramsay, Plane Food, nell'aeroporto di Londra. Locale piuttosto affollato ma gestito divinamente dal numeroso personale di sala. Ci servirono in breve tempo piatti piuttosto abbondanti, scelti da un menù internazionale, che spaziava dalla pasta a piatti esotici ed hamburger. 



Optai per una insalata di quinoa con nocciole tostate, albicocche e uvetta disidratate, melograno, cipollotto fresco e coriandolo. Mi servì per il lungo viaggio aereo, dove le pietanze non furono così interessanti.
A Dehli, oltre a 40° e il 98% di umidità, fui accolta da una guida che mi "addobbò" di fiori al punto da sembrare un cespuglio con le gambe!
Ci condusse nel primo hotel del tour e tutto iniziò.



La sveglia non suonò mai oltre le 6:30, perché le lunghe distanze ci obbligavano ad affrontare lunghi viaggi in pullman. In ogni città ci attendevano persone accoglienti, bambini splendidi, templi ricchissimi, in contrasto con la povertà in cui le famiglie vivono, in contrasto con l'opulenza che offrono ai turisti. 


Santoni, incantatori di serpenti, famiglie ricchissime, mucche, militari, orfanelli, tutti in strada, a rendere questo posto così incredibile, in nome dell'induismo e della vita. 


Trascorsi due settimane alla ricerca di ricette segrete, assaggiando numerosi piatti e chiedendo ai cuochi degli hotel e di strada gli ingredienti dei vari dahl, il paneer, piuttosto che le differenze fra i naan che utilizzano come companatico. Scoprii che molti dei piatti tipici indiani hanno una sorta di traccia base, a cui vengono fatte variazioni secondo le tradizioni di ogni famiglia. Potrò quindi preparare dahl e ripieni per samosa a piacere, perché in India tutto è valido e meritevole, basta che sia fatto con fede ed amore. Anche in cucina. 


Questo fu uno dei migliori ristoranti che frequentai, dove ci servirono un ottimo menù vegetariano, all'interno di Fort Amber.
Per apprendere meglio l'arte bianca indiana, mi offrii di preparare il chapati in uno dei numerosi templi che visitai. 
Molti siti religiosi erano dotati di enormi cucine, dove i volontari sfornavano giornalmente fino a 25000 pasti per pellegrini, senzatetto e chiunque altro si presentasse all'ingresso.







Una cosa è certa, dopo due settimane di ottimo cibo indiano si iniziano ad anestetizzare le papille gustative, ciò che non ha un sapore estremamente piccante e speziato diventa così insipido.
Placai i miei bruciori di stomaco e detti tregua alle mie papille gustative con qualcosa di leggero, l'ultima sera al Meridien di Dehli (pensate un po'...).


Doppio strato di camembert, doppie uova fritte, verdure grigliate, pesto. Coleslaw, patate fritte e verdure sottaceto per completare l'opera.
A casa sarebbe stato un suicidio, in India una panacea.
Spesi una fortuna in spezie, che ancora non sono riuscita ad utilizzare perché mi sento fisicamente ancora nel periodo di disintossicazione da masala. Le utilizzerò presto!
Un viaggio incredibile, un paese incredibile, dove contraddizioni continue si alternano, disorientando e travolgendo completamente chiunque visiti l'India. 

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